La mia predisposizione alla semplicità e al minimalismo mi ha portato ad appassionarmi alla cultura nipponica e per le cose essenziali, come scriveva Sei Shonagon: “In verità, tutte le cose piccole sono belle”.
Mi sono di conseguenza avvicinata alla letteratura classica giapponese, il passo verso la lettura di haiku è stato breve.
Dopo aver letto gli haiku classici dei grandi maestri giapponesi come:
Matsuo Bashò
Luna veloce:/tra i fiori si spengono/rintocchi di campana.
Kobayashi Issa
All’ombra dei fiori/nessuno/è straniero.
Yosa Buson
Cade nel buio/di un vecchio peso/una camelia.
Masaoka Shiki
Il sole declina:/la pioggia innumidisce/i campi di canapa
ho voluto approcciare la lettura di haiku scritti da poeti occidentali, ben sapendo le difficoltà di rendere in una lingua sì tanto diversa l’essenza dello stile degli haiku.
Entrando un pochino più nel dettaglio: l’haiku è una forma poetica tipica del Sol Levante che si compone di tre versi strutturati in 7-5-7 more/sillabe che non ha mai titolo.
Al suo interno non vi è spazio per fronzoli lessicali e tutto scaturisce dagli stati emozionali che nascono osservando la natura.
Un componimento poetico così breve richiede una grande capacità di sintesi di pensiero e di osservazione e ciò che si ottiene è una vera e propria immagine. Quindi possiamo dire che l’haiku è la rappresentazione tangibile di un’emozione dell’anima fermata in un’immagine, ma ciò non deve fare pensare a qualcosa di semplicistico, anzi l’haiku per sua natura è ricchissimo di suggestioni e lascia spazio a riflessioni da parte del lettore che approcciandone la lettura è stimolato da vibrazioni.
L’haiku non descrive, ma immortala, cristallizza un attimo in modo fresco e leggero, seppur imbrigliato nelle regole sopra descritte. Per usare una descrizione di Matsuo Bashò:
“Bisogna dar parola alla luce nella quale s’intravvede qualcosa prima che scompaia dalla mente”
L’haiku non ha tempo è istante presente.
Verso la fine dell’ottocento molti poeti giapponesi iniziarono a portare avanti un processo di modernizzazione del genere haiku convinti della necessità di tenere conto dei mutamenti sociali in essere.
Si cominciò ad abbandonare lo schema metrico rigido di 17 sillabe a favore di un componimento più libero, rompendo i canoni poetici tradizionali dell’haiku e lasciando spazio anche a tematiche diverse da quelle che hanno da sempre contraddistinto gli haiku.
Per quanto mi riguarda, preferisco indiscutibilmente la struttura classica per eccellenza.
[…] ho più volte parlato di haiku (https://mme3bien.com/2016/08/07/haiku/ – https://mme3bien.com/2016/08/11/amore-e-vento-111-haiku-tra-mare-e-passione/) e per la […]
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[…] unici; in cantiere vi è anche l’idea di associare l’accessorio ad un libro di haiku o […]
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[…] a questo punto proporvi una riflessione: gli haiku, di cui vi ho già in precedenza parlato, sono proprio dei brevi poemi ispirati alle emozioni del […]
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[…] Shiki fu un convinto riformatore della poesia giapponese. Lui stesso coniò i termini haiku e tanka (sostituendo hokku e waka). Dalle colonne del Nippon si scagliò contro la tradizione […]
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