Giuseppe Arcimboldo nacque a Milano nel 1527, a soli 22 anni iniziò a lavorare come collaboratore del padre, anch’esso pittore, nel Duomo di Milano, dove realizzò i disegni per le vetrate (la storia di Santa Caterina). Nel 1562, su richiesta di Ferdinando I, Arcimboldo si trasferì a Praga come ritrattista. La corte imperiale sfruttò appieno la versatilità di Arcimboldo, abile come ritrattista e copista, ma anche come architetto, ingegnere edile e idraulico, scenografo e intenditore d’arte.
Arcimboldo trascorse a corte 11 anni e quel periodo fu da considerare l’apice per la sua carriera. Nel 1587 riescì, dopo tante insistenze e richieste, ad ottenere il permesso di tornare a Milano. Egli continuò tuttavia a lavorare ancora per Rodolfo II e nel 1590 dipinse per lui il “Ritratto di Rodolfo II come Vertumno” (1589, Skoklosters Slott, Svezia) . Il Vertumno risulta l’opera più significativa del Maestro. Qui l’Imperatore è raffigurato in veste del dio romano dell’abbondanza: le fattezze di Rodolfo II sono magnificate da splendidi frutti, fiori e verdure (egli era un amante del giardinaggio) armonicamente disposti nel ciclo delle quattro stagioni. Giuseppe Arcimboldo morì a Milano l’11 luglio 1593 e dopo la sua morte egli fu dimenticato, solo più tardi fu riscoperta la sua fama, apprezzato soprattutto dai surrealisti che lo riterranno un loro precursore.
Il 20 Ottobre prossimo, a Palazzo Barberini – Roma, fruibile sino all’11 febbraio 2018, sarà aperta una mostra a lui dedicata che celebrerà il suo estro creativo e che raccoglierà 20 capolavori, tra disegni e dipinti. Oltre a questo, saranno esposte copie ed imitazioni di colleghi contemporanei e oggetti provenienti dalle wunderkammer della dinastia asburgica, per un totale di circa un centinaio di pezzi.
La cura della mostra è di Sylvia Ferino-Pagden, una tra le maggiori studiose dell’artista, nonché ex direttrice della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna, che ne conserva lavori fondamentali.
La figura di Arcimboldo è avvolta da un alone esoterico: pittore, poeta, filosofo, era iniziato ai misteri della cabala e dell’alchimia, oltre che legato agli ambienti del Neoplatonismo caratteristici di certa cultura dell’epoca.
Nei suoi lavori nulla è come sembra: a volte basta capovolgere il dipinto per accedere a una realtà prima invisibile (il cesto di frutti o ortaggi che si trasforma in un volto), in altri casi l’artista invita l’occhio dei sapienti a decifrare simboli e allegorie rivelatrici di complesse corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo.
Bounes tardes 🐞

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