Mi piace viaggiare, ma non amo mettermi alla guida. Un po’ per pigrizia (preferisco la vita “da passeggero”, lo confesso…), un po’ per altri “dettagli”, tutt’altro che trascurabili: perché sono un distratto di natura; perché se devo concentrarmi al volante, non posso concentrarmi, ad esempio, sull’ultimo verso di una Poesia che sto scrivendo; perché so “trovare” le strade, come una talpa trova il famoso ago nel pagliaio (che, comunque, pare non abbia ancora ritrovato nessuno…).
Esagerazioni escluse, il fatto è che trovo molto noioso guidare l’automobile…
Quando posso, quindi, viaggio in treno.
Polemiche a parte, infatti (ritardi “inclusi” nel biglietto, malfunzionamenti del riscaldamento/condizionatore, toilette non proprio immacolate, scarsa vigilanza tra i passeggeri, ecc.), trovo questo mezzo molto riposante, comodo e, tutto sommato, una valida alternativa al “logorio dell’ingorgo moderno”…
E mi piace il treno, soprattutto perché, durante il viaggio, posso dedicarmi alla lettura. “Vicinato” permettendo, s’intende.
Sto tornando da Verona, immerso in una lettura piuttosto impegnativa; il treno riparte, dopo una fermata; si apre lo sportello dello scompartimento ed entra una signora.
Mezza età, aspetto distinto, trolley al seguito; dopo una attimo di indecisione, si “sistema” su uno dei quattro posti a fianco a me.
Il treno si è appena mosso e subito dalla borsetta della signora “sbraita” il cellulare…
L’interminabile conversazione (che segue ad una serie di saluti dal tono “cameratesco”), mio malgrado, mi “rapisce”. Così, vengo a sapere che la signora è fresca di separazione; che ha intenzione di farsi un viaggio – da sola – a Capo Verde; che ieri sera è andata a ballare “latino”, dopo aver cenato da “Tizio”, che fa una pizza migliore di quella di “Caio”… E altre notizie di minore importanza…, si fa per dire.
Il tutto, manco a dirlo, nonostante un inutile abbassamento del tono di voce.
Si parla tanto di tutela della privacy; la difendiamo, giustamente, da ogni tipo di intrusione; ci indigniamo, se qualcuno ci chiede la taglia dei calzoni, poi siamo noi i primi a “vomitare” dati sensibili in faccia a platee di emeriti sconosciuti, ai quali, c’è da scommetterci, non frega un’emerita fava dei fattacci nostri…
In ogni caso, gentile signora, le sono grato, per avermi fornito lo spunto per questa chiacchierata tra amici…
P.S. Aspetto la cartolina da Capo Verde. Segue l’indirizzo.
Se potessi vieterei l’utilizzo del cellulare in ogni luogo pubblico.
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…giriamo la richiesta a chi di dovere, allora….
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Eh oramai….
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…”oramai” è una parola che preferisco usare sempre…, il più tardi possibile…
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Sei un ottimista 😊
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Sui treni ci sono inviti a parlare al cellulare solo negli spazi tra un vagone e l’altro. La signora evidentemente se ne è sbattuta, come molti peraltro
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Capisco benissimo. Anche a me piace viaggiare in treno, preferibilmente, e approfittarne per leggere. Ho imparato a concentrarmi sulla lettura anche in un ambiente pieno di rumori e chiacchiericcio, tanto che il sottofondo mi fa quasi compagnia, e riesco lo stesso anche se non apposta a cogliere brani di conversazione. Ciò non toglie però che certi viaggiatori incollati al telefono per tutto il viaggio riescano a risultare davvero inopportuni e molesti, e non ce la si può fare; occorre sperare che finisca loro la batteria e che le prese di corrente sotto il sedile siano fuori uso!
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…speranza che mi sento di condividere ed in cui continuo a credere! Nonostante tutto…
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