favola di Natale
di
Roberto Pellegrini
Non appena tramontò il sole, fu subito chiaro che, quella che stava per giungere, sarebbe stata una notte freddissima, forse la notte più fredda dell’anno…
Questo, almeno, era quanto pensava un piccolo Pupazzo di Neve, ormai abbandonato e solo, dopo i giochi dei ragazzi, in mezzo ad un campetto innevato, nei pressi del fiumiciattolo ghiacciato su cui i bambini erano soliti scivolare, nei pomeriggi di festa.

Calò il buio, ma era un buio “vivo”, palpitante, vestito di un cielo insolitamente terso e punteggiato di migliaia di favolose stelle, particolarmente scintillanti.
Era una notte che sembrava presagire un evento eccezionale…
Il piccolo Pupazzo di Neve stava ammirando l’incanto della volta celeste, quando, all’improvviso, la sua attenzione venne catturata da una bellissima Stella Cometa, di un color giallo brillante che, lentamente (e, questo, era alquanto bizzarro, meditò subito il Pupazzo…), sembrava dirigersi in un punto ben preciso.
– Chissà dov’è diretta quella Stella Cometa? -, pensò tra sé il Pupazzo di Neve…
La Stella Cometa “sentì” il suo pensiero e, muovendosi in tondo sulla testa bianca del Pupazzo, rispose:
– E’ appena nato un bambino, Signore del Cielo e della Terra, ed io sono stata incaricata di guidare gli uomini fino a Lui, attraverso la notte… E’ lì, che sono diretta! –
Questa volta il Pupazzo rispose a voce alta:
– Oh, quanto vorrei vederlo questo bambino! –
– Lo vuoi davvero? -, domandò la Stella.
– Sì! –
La Cometa, allora, scese piano piano sul campo innevato e, sfiorando appena i piedi di ghiaccio del Pupazzo, con il suo calore lo stacco da terra e se lo caricò sulle spalle, stando bene attenta a mantenere bassa la temperatura…
– Andiamo! -, riprese la Stella Cometa, e ripartirono.
In un attimo arrivarono e la Stella andò ad appoggiarsi sul tetto di un’umile mangiatoia, all’interno della quale stavano Maria, Giuseppe ed il piccolo Gesù, loro splendido figlio, appena venuto al mondo.
– Lo vedi? -, chiese, emozionandosi, la Stella.
– Sì, lo vedo: è bellissimo! -, rispose il Pupazzo, commosso – Vorrei tanto poterlo accarezzare…! –
– Lo vuoi veramente…? -, aggiunse la Cometa.
– Sì. Ma freddo come sono finirei senz’altro per farlo piangere… -, disse, rammaricandosi, il Pupazzo di Neve.
– Io posso evitare che ciò accada! -, specificò la Stella – Ma poi non potrai più tornare ad essere un Pupazzo di Neve…! –
– Non mi importa! – fu la risposta sincera…
In un baleno di luce, allora, la Stella tramutò il Pupazzo in una piccola goccia d’acqua, scintillante e calda, che, come una lacrima, andò a posarsi sul volto del bambino…
Gesù sorrise…
non potevo andarmene a letto senza aprire la quindicesima finestrella.
"Mi piace"Piace a 2 people