Ci fu un Natale, di tanto tempo fa, precisamente nel corso del Primo Conflitto Mondiale, in cui persino la guerra riuscì a fermarsi…
La cosiddetta “Tregua di Natale” fu costituita da una serie di “cessate il fuoco”, del tutto spontanei, avvenuti nei giorni attorno al Natale del 1914, in varie zone del fronte occidentale della prima guerra mondiale.
Già durante i giorni precedenti il Natale, soldati appartenenti agli opposti schieramenti coinvolti nel conflitto (tedeschi ed inglesi), presero a scambiarsi auguri e canzoni dalle rispettive trincee, e in alcuni casi ci furono addirittura soldati che attraversarono le linee per portare doni ai soldati nemici; nel corso della vigilia di Natale e del giorno stesso di Natale, poi, un gran numero di soldati provenienti da unità tedesche, britanniche ed anche francesi, si incontrarono spontaneamente nella cosiddetta “terra di nessuno” per fraternizzare, scambiarsi cibo e souvenir.
Oltre a celebrare i comuni riti religiosi, legati al Natale e dopo aver dato sepoltura ai caduti, i soldati dei due schieramenti intrattennero rapporti amichevoli, in una pacifica atmosfera cameratesca, che culminò in improvvisate e spensierate partite di calcio.
La tregua, come dicevamo, fu un fatto del tutto spontaneo, ma non fu diffuso ovunque: in diverse zone del fronte, infatti, i combattimenti proseguirono per tutto il giorno di Natale, mentre in altri, i differenti schieramenti negoziarono solo brevissime tregue, per consentire di seppellire i rispettivi caduti.
Questi episodi di fraternizzazione con il nemico non furono giudicati positivamente dagli alti comandi e furono, anzi, severamente proibiti per il futuro: già l’anno successivo, infatti, alcune unità organizzarono cessate il fuoco per il giorno di Natale, ma le tregue non raggiunsero l’intensità di quelle del 1914; per il Natale del 1916, dopo le traumatiche esperienze delle sanguinose battaglie di Verdun e della Somme e la diffusione dell’impiego di armi chimiche, nessuna tregua venne organizzata.
Grazie, una storia che valeva la pena leggere
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la conoscevo per averla sentita raccontare da uno degli Story Teller migliori che abbiamo Carlo Lucarelli , sempre bellissima
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Sono d’accordo. Episodi come questo dimostrano che tra le pieghe della crudeltà della guerra sopravvive sempre il seme della speranza, dal quale germoglia sempre la pace…
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Si concorso anche se che ci stiamo preparando a ricevere le stesse situazioni
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ho letto questa storia. Per una volta ha prevalso il buon senso.
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