… A CHI GIOVA?
Una volta Tanzan ed Ekido camminavano insieme per una strada fangosa. Pioveva ancora a dirotto.
Dopo una curva, incontrarono una bella ragazza, in kimono e sciarpa di seta, che non poteva attraversare la strada.
– Vieni, ragazza… -, disse subito Tanzan. Poi la prese in braccio e la portò oltre le pozzanghere.
Ekido non disse nulla, finché quella sera non ebbero raggiunto un tempio dove passare la notte. Allora non poté più trattenersi:
– Noi monaci non avviciniamo le donne -, disse a Tanzan – e meno che meno quelle giovani e carine. È pericoloso. Perché l’hai fatto? -.
– Io quella ragazza l’ ho lasciata laggiù -, rispose Tanzan – Tu, la stai ancora portando con te? –
Credo che questa breve parabola Zen, punti il dito su due “piaghe” del nostro vivere gli uni accanto agli altri: invidia e malizia.
https://mme3bien.com/2018/02/27/giudicare-il-prossimo-cui-prodest/Può capitare di trovarci a compiere azioni, del tutto in buona fede e senza alcun “secondo fine”, per scoprire, poi, di essere stati “fraintesi” e “giudicati”, magari proprio dai nostri stessi amici (o presunti tali…).
L’invidioso, che vorrebbe trovarsi al posto di Tanzan (proprio perché agisce senza il “vuoto” della mente, di cui abbiamo già parlato…), interpreta (e giudica…), il gesto “puro” di Ekido anche con gretta malizia, attribuendo ad esso un significato “materiale”, che in realtà, nelle intenzioni del monaco gentile, non c’è…
Giudicare l’operato altrui è sempre sintomatico di una lacerante superficialità, che non potrà mai sortire nulla di buono…
Per citare Carl Rogers (psicologo statunitense, fondatore della terapia non direttiva, noto per i suoi studi sul counseling e la psicoterapia all’interno della corrente umanistica della psicologia):
“La tendenza a giudicare gli altri è
la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione.”
Come non essere d’accordo?
Già, ed è così
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