Trovo stimolante questa breve parabola Zen…
In udienza dal re, Ji Liang disse: “Venendo qui ho visto una carrozza correre sulla strada maestra. Il padrone mi ha detto: ‘Vado nel regno di Chu.’ Gli ho risposto: ‘volete andare al regno di Chu situato a sud perché allora la vostra carrozza è diretta a nord?’ ‘Ho ottimi cavalli.’ ‘Sebbene i vostri cavalli siano ottimi, la strada non porta a Chu.’ ‘Ho un mucchio di soldi.’ ‘Anche se avete soldi, la strada non porta a Chu.’ ‘Inoltre i miei cocchieri sono migliori.’ ‘Benché i vostri cocchieri siano i migliori, non arriverete a Chu. Migliori sono le condizioni, più vi allontanate da Chu.’ ”
“La povertà aguzza l’ingegno!”; in altre parole: maggiore è il benessere e l’ “ovatta” in cui siamo immersi, minore sarà la nostra “fame” di lottare, per il conseguimento di un obiettivo. Anzi, forse addirittura peggio: se ciò che abbiamo è già equivalente al “meglio”, probabilmente non avvertiremo nemmeno la necessità di darci uno scopo nuovo, una meta ulteriore, un traguardo più in là da superare, contando solo sulle nostre (magari poche, ma genuine…), forze.
“La prosperità mette alla prova persino l’animo dei saggi!”, scriveva Sallustio, per ribadire quanto il benessere possa arrivare a “rovinare” un uomo, rendendolo “pigro” dentro; svuotandolo di ogni slancio vincente; soffocando in lui la voglia di emergere; nascondendo ai suoi occhi la “giusta” direzione…
Di uomini (e donne, s’intende), di successo, che siano partiti da zero ce ne sono tanti. Ma tutti sono accomunati da un’ “energia” particolare che è la stessa che li sosteneva nel corso della loro, più o meno dura, “gavetta”…
Sulla “strada maestra” della nostra vita, dunque, alla ricerca della nostra piena realizzazione (verso…”il regno di Chu”, vale a dire…), teniamoci pur caro il benessere conquistato, ma non dimentichiamo mai che proprio dalla ”necessità” abbiamo attinto gli insegnamenti, le forze e soprattutto, l’ “orientamento” per riuscire…
Bellissima parabola, non la conoscevo, mi viene in mente uno dei significati del titolo de “La Costante Pratica del Giusto Mezzo”, di un allievo di Confucio mi pare…
E sì, di necessità virtù! Se non si ha bisogno e non si pratica ci si ritroverà a parlare di aria fritta (vedi il 99% di arti marziali oggi, ad esempio)
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Conosco l’ambiente delle arti marziali (sono cintura nera di karate), e mi sento di dire che, spesso, la cattiva “immagine” di una disciplina dipende dal pressapochismo di certi “Maestri”…
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