… giusto per non farsi notare.
La parola aigrette, di derivazione francese, definisce una particolare specie di airone bianco, ma noi in questo post non parleremo di fauna, ma di un gioiello che viene da lontano e che, seppur con alti e bassi, ha attraversato i secoli sino ai giorni nostri.
Infatti con la parola aigrette, nella moda, si definisce un particolare gioiello da portare in testa che, per via del suo stille, non passa certo inosservato.
Inizialmente, in India – luogo della sua origine nel lontano XII secolo – l’aigrette veniva usato a decoro di turbanti, accompagnato da un pennacchio di piume.
Poi, giunto in occidente, il suo uso cambiò e venne utilizzato per decorare cappelli ed acconciature, anche il suo stile subì dei cambiamenti e le piume, piano piano, scomparvero lasciando spazio ad un’artificiosa costruzione con pietre e metalli preziosi, tanto da diventare espressione di status sociale.
Nel XVII secolo fu uno dei gioielli prediletti dalle donne aristocratiche ed anche Maria Antonietta sfoggiò spesso particolarissimi e preziosissimi aigrette.
In seguito, persino la madre di Napoleone, Maria Letizia Ramolino, il giorno dell’incoronazione ad imperatore del figlio indossò un particolarissimo aigrette.
Ovviamente i grandi gioiellieri si misero al lavoro e Tiffany ne realizzò uno nel 1876 per l’Esposizione del Centenario a Filadelfia, era a forma di penna di pavone con al centro un bellissimo diamante.
Cartier, a seguire, accompagnò spesso i suoi abiti da sera con questo tipo di gioiello.
e la principessa Charlene di Monaco ne indossò uno mozzafiato durante il ricevimento serale nel giorno delle sue nozze con il Principe Alberto.
Sicuramente si tratta di gioielli di valore inestimabile, ma certo è che tutto hanno tranne che la sobrietà.
Se mi chiedessero di indossarne uno proverei la stessa sensazione di entrare in un ristorante vestita da astronauta.
Apprezzo, ma declino.
Molto interessante. Condivido il pensiero: sono molto belli da guardare, difficili da indossare. Appartengono a un mondo che non è il mio.
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difficili da indossare. Appartengono a un mondo che non è il mio.
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