“Atto o atteggiamento ispirato ad ambizioni o pretese orgogliose e indisponenti.”
E’, questa, una delle tante definizioni di “presunzione”.
La tracotanza è un atteggiamento con il quale, bene o male, tutti noi abbiamo avuto a che fare…
Nella vita di tutti i giorni, nei rapporti interpersonali (molto spesso sul posto di lavoro…), non è raro imbattersi in individui (evidentemente depositari di immanenti verità assolute…), fermamente convinti di avere sempre pronta la spiegazione giusta al momento giusto, quando in realtà, finiscono semplicemente per dare sfoggio di ignoranza, inettitudine e superficialità.
“La scienza infusa è un dono molto raro!”, diceva mio nonno… E credo proprio che avesse ragione, perché la saggezza “pret-à-porter” non è ancora stata messa in produzione da nessuno, costituendo sempre, in realtà, il risultato di una profonda maturazione interiore, quasi sempre “figlia” di “percorsi” tutt’altro che facili.
Probabilmente, per evitare certe squallide “esibizioni”, sarebbe sufficiente concentrare le nostre attenzioni non tanto (o non solo…), sulle “pagliuzze” presenti nell’occhio del nostro prossimo, bensì prendere atto di quanto “ospitiamo” nelle nostre cornee… capaci e, talvolta, “corazzate”!
Leggete con me questa breve parabola Zen…
In un piccolo tempio sperduto su una montagna, quattro monaci erano in meditazione. Avevano deciso di fare una sesshin (*) di assoluto silenzio. La prima sera la candela si spense e la stanza piombò in una profonda oscurità.
Sussurrò un monaco: “Si è spenta la candela!”.
Il secondo rispose: “Non devi parlare, è una sesshin di silenzio totale”.
Il terzo aggiunse: “Perché parlate? Dobbiamo tacere, rimanere in perfetto silenzio!”.
Il quarto, il responsabile della sesshin, concluse: “Siete tutti stolti, solo io non ho parlato!”.
(*) una sesshin, che alla lettera significa “riunione di menti”, è un periodo di meditazione intensiva attraverso la pratica di zazen, svolto in un monastero Zen o anche in un altro luogo di pratica, ndr.
a cura di Roberto Pellegrini