Può capitare di voltarsi all’improvviso, come se ci chiamassero, per accorgersi che, in realtà, qualcuno ci sta “semplicemente” guardando; e può succedere, invertendo i ruoli, di posare gli occhi su una persona e vederla girarsi di scatto verso di noi, come se le avessimo battuto l’indice su una spalla, per richiamare la sua attenzione…; circostanza, questa, che talvolta (e chissà poi perché?), suscita in noi un certo imbarazzo…
Lo “sguardo” ha una “forza” tutta sua, particolare, magnetica, misteriosa… Ma indiscutibile.
Gli occhi, del resto, “parlano” con un “linguaggio” silenzioso, certamente parente stretto della telepatia; un linguaggio profondo, in grado di scavalcare le barriere delle parole, così differenti da Paese in Paese, riuscendo a raggiungere sempre l’obiettivo: stabilire un contatto…; contatto che, ovviamente, può essere accolto, o garbatamente ignorato…
Uno sguardo può esprimere gioia, o dolore; con i nostri occhi possiamo essere minacciosi, o “invitanti”; è possibile esprimere tenerezza, oppure la più tagliente indifferenza. Ed ancora: sono fin troppo espressivi gli occhi di chi versa in situazioni di disagio, o pericolo; e chi non conosce l’intensità di uno sguardo d’intesa, con il proprio partner, specialmente quando c’è il “tocco” di un serio coinvolgimento dei sentimenti?
Lo sguardo è, innanzitutto, comunicazione; esso costituisce il “biglietto” da visita più intimo e diretto, con il quale ci presentiamo al nostro prossimo… Possiamo dimenticare qualunque altro dettaglio di una persona, ma non i suoi occhi.
Anche l’Arte, da sempre, ha immortalato “sguardi celebri”, ormai leggendari, tra i quali mi piace ricordare, a puro titolo di esempio, almeno i seguenti, che certamente tutti conoscono…
Di Leonardo DA VINCI (1452-1519),
La Gioconda (Monna Lisa) e La Dama con l’ermellino, custoditi entrambi presso il Louvre di Parigi;
di Michelangelo BUONARROTI (1475-1564)
La Sibilla, che possiamo ammirare nella
Cappella Sistina, a Roma;
e poi, del CARAVAGGIO (1571-1610),
il Bacchino malato,
presso la Galleria Borghese, sempre a Roma.
e per finire, di MONET (1840-1926),
la Giapponese,
presso il Museum of Fine Arts, a Boston.
by Roberto Pellegrini
Bellissimo post!
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Ti ringrazio….
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🙏
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Lo sguardo andrebbe studiato tanto è potente e complesso 🙂
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Sì, sono d’accordo.
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