Infonde felicità in chi lo suscita ed in chi lo sente nascere nel cuore; si dice che possa essere “eterno”; deve essere spontaneo, per poter essere anche sincero e credibile; non si può “simulare” a lungo… Di cosa stiamo parlando?
Dell’amore, si potrebbe pensare.
E invece no: stiamo parlando della gratitudine.
In effetti, non stupiscano più di tanto le diverse “analogie” (potremmo divertirci a trovarne altre, ne sono certo), tra il sentimento più forte del mondo, l’amore, e quello della gratitudine, appunto.
Entrambi rispondono ad uno slancio incontrollabile dell’anima, nei confronti di qualcuno: nell’uno (l’amore), per “alchimie” insondabili del cuore; nell’altra (la gratitudine), in virtù di un concreto beneficio ricevuto.
“La gratitudine è non solo la più grande delle virtù, ma la madre di tutte le altre.”
(Cicerone)
“Dobbiamo essere grati alle persone che ci rendono felici, sono gli affascinanti giardinieri che rendono la nostra anima un fiore.”
(Marcel Proust)
Chiunque abbia provato “gratitudine”, nei confronti di qualcuno, conosce bene la liberatoria sensazione di “leggerezza” con cui essa si manifesta…
Quando, finalmente, veniamo a capo di un problema, grazie all’intervento, magari inatteso, di qualcuno, le nebbie delle preoccupazioni si diradano; tutto torna ad essere inquadrato dalla luce “vivificante” dell’ottimismo, della rediviva voglia di “crederci”; le tensioni si sciolgono in un sospiro di sollievo… Ed il nostro sguardo riconoscente si ferma sull’“artefice” di tutto questo…
Saremmo pronti a tutto, per ricambiare, in qualche modo, il “bene” ricevuto. Ma, di questo, chi ci “aiuta”, per assecondare soltanto un puro impeto del proprio animo, non se ne cura affatto, consapevole, in cuor suo, di trovarsi già in una posizione di “vantaggio”…; privilegio che, come tutti sappiamo, le circostanze della vita distribuiscono, sempre, imprevedibilmente…
Trovo che vi sia qualcosa di tutto questo, nelle brevissima storiella Zen di quest’oggi…
Gratitudine
Un ricco mercante fece dono ad un maestro di un’ingente quantità di monete d’oro per la costruzione di un nuovo monastero. Il maestro accettò senza dimostrare né entusiasmo né gratitudine. Seccato, il mercante gli disse: “Potresti almeno ringraziarmi!”.
“E perché dovrei?”, gli rispose il maestro, “è chi dona che dovrebbe essere grato.”
a cura di Roberto Pellegrini
Gratitudine per il tuo scritto!
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