I due amici sono in coda alla cassa del discount (interminabile, apocalittica: e non si capisce perché non si faccia intervenire un altro dipendente: “Ding-dong…, in apertura la cassa… ecc ecc!”); io, appena dietro, non posso evitare di “impicciarmi” (in realtà, me la propinano a forza…), della loro conversazione.
– Sì… -, dice uno – Con lei ero felice, d’accordo… Ma mi mancava qualcosa… Così un giorno gliel’ho detto e ci siamo lasciati. Però ci sentiamo ancora su WhatsApp e su Facebook! L’altra sera abbiamo mangiato la pizza insieme… -.
– Capisco… – (beato lui!, mi dico), annuisce l’altro, senza staccare gli occhi dall’avvenente cassiera ossigenata – Ma, scusa eh, cos’è che ti mancava? -.
Balla domanda, penso tra me: chissà, adesso, la risposta…
– Mah, guarda… -, replica il primo, creando una certa suspense – A dirti il vero non lo so. Mi mancava qualcosa, punto e basta! -.
E se può bastare a lui, figuriamoci a noi…
Praticamente un’ammissione di “felicità condizionata”, tenuta in salamoia, in apnea. Insomma: nella speranza che…
Forse, non si dovrebbe mai giocare al Tenente Colombo, conducendo puntigliose indagini sul perché e il percome di una felicità che, al momento, ci pare a portata di mano.
Felicità ed ipocrisia non sono mai andate troppo d’accordo: inutile sostenere la presenza della prima, per poi perdersi nelle nebbie della seconda, dichiarando che: “sì, però mi mancava un non so che…” ( se non lo sai, può darsi anche che, in fondo, non ti manchi niente, non ti pare?).
Essere felici (o, almeno, provarci), resta un diritto irrinunciabile di tutti (sancito, ad esempio, dalla Costituzione Americana, art. 1); diritto che va “esercitato” sempre e comunque, credendoci fino in fondo; se possibile evitando di porsi obiettivi eccessivamente a lungo termine…
Nel “Carpe Diem” quotidiano, probabilmente, si nasconde la “formula” della felicità “prêt-à-porter”: riuscire a cogliere tutto il meglio che viviamo ora, adesso, lasciando che il domani ci venga incontro, sulle ali possenti della Speranza…
Nel frattempo, è arrivata la cassiera di “rinforzo”…: le belle notizie giungono sempre all’improvviso!
Nelle code, ascoltando gli altri, si diventa “filosofi” nostro malgrado.
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Sì, Neda, credo proprio che funzioni un po’ così… C’è una filosofia spicciola che si annida nei posti più insensati, come una coda al supermarket…. Basta saperla cogliere….
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