Filippo di Edimburgo, il Principe Carlo e Sean Connery…: tre uomini molto diversi tra loro, per carisma, storia, vicende personali, impegni. Accomunati, però (oltre che dall’essere figli della terra d’Albione), da un particolare: tutti e tre indossano (e sanno indossare), il kilt.
Per molti di noi, non proprio addentro nella cultura e nelle tradizioni della “selvaggia” Scozia (paese che, personalmente, adoro), l’uomo in “gonnella”, può, di primo acchito, apparire, se non ridicolo, almeno “strano”. Ma non è affatto così, anzi: il fascino di un uomo (ove “presente”, intendiamoci), non risulterà minimamente “mutilato”, o compromesso da questo peculiare capo di abbigliamento (e che mi riservo di “provare”, una volta o l’altra!).
Di questo, ad esempio, ne è convinto Howie Nichollsby, che nel 1996 ha messo in piedi la “21st Century Kilts”, azienda che produce, con successo, proprio kilt innovativi, in tessuti e stampe alla moda, pensati per essere indossati nella vita normale di ogni giorno e da chiunque, scozzese o meno.
Basta solo, come afferma lo stesso Howie, avere un po’ di coraggio!
Il kilt è un indumento maschile che consiste in un pezzo di stoffa arrotolato in vita (simile ad una gonna da donna) ed allacciato. Anticamente il kilt era realizzato con un pezzo di stoffa lungo abbastanza da poter essere poi appoggiato sulla spalla (dopo essere stato arrotolato intorno alla vita), in maniera da ricordare vagamente la toga dei romani.
Il kilt, come lo conosciamo noi, fu inventato da Thomas Rawlinson, un imprenditore della Germania del ‘700, che, trasferitosi nelle Highlands, ed avendone assorbito la cultura, operò una grande azione commerciale e si “inventò” una tradizione. Tra il 1727 ed il 1734, osservando gli operai che abbattevano gli alberi per fornire la legna alla sua fornace di Inverness, ebbe l’intuizione di semplificare l’abbigliamento, per renderlo meno ingombrante. Gli abitanti meno abbienti infatti portavano allora un lungo plaid, mantello di stoffa grezza e di basso costo, che copriva l’intero corpo (indumento utile anche a fungere da coperta), e che veniva stretto in cintura formando così una specie di gonna, il che rendeva più agevole la marcia nella brughiera. Il kilt, quindi, va considerato un abbigliamento “moderno” che il movimento romantico volle vedere come segno di “antichità”, usato, in seguito, anche per distinguere una famiglia da un’altra, dal momento che il colore del kilt è distintivo della famiglia di chi lo possiede. Infatti ogni famiglia scozzese possiede un kilt tessuto con disegno e colore diversi da quelli di tutte le altre.
Oggigiorno il kilt è considerato l’indumento tradizionale delle Highlands scozzesi, dove viene realizzato in tartan ed è solitamente indossato insieme ad uno sporran, cioè una borsetta di cuoio utilizzata come portamonete. Questo indumento, utilizzato tuttora come abito da cerimonia, nel folklore comune, era ed è portato rigorosamente senza indumenti intimi…
Occhio ai colpi di vento, allora!
Bello il tuo articolo, mi sono divertita a leggerlo!
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Bello il kilt!
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Mi è sempre piaciuto il kilt! Ma mi sono anche sempre chiesta: perché va portato senza indumenti intimi? 🤔
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Ci sarebbero varie spiegazioni, dalla tradizione, alla praticità in campo militare (non doversi muovere durante appostamenti, solo per espletare funzioni fisiologiche), all’ipotesi che le mutande non fossero state ancora inventate. Ma la tesi più accreditata farebbe riferimento a una questione puramente igienica: lasciare “tutto” all’aria…. pulita, insomma.
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Finalmente ho scoperto che cosa indossano “sotto”.
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L’ha ribloggato su Alessandria today.
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