Mio nipote si diverte sul tavolino del soggiorno, cercando di venire a capo di un semplice puzzle, uno di quelli con tessere giganti (fatti apposta per i bambini), che, una volta composto, dovrebbe realizzare un’immagine di “Ben 10”, credo.
Lo osservo distrattamente, mentre sembra avere qualche difficoltà con due “pezzi”:
– Zio -, mi dice sbuffando, dopo aver tentato un paio di volte l’ “incastro” – Perché queste due non si “attaccano”? -.
– Ma perché non sono fatte l’una per l’altra! Cerca ancora, da bravo; vedrai che la trovi quella “giusta”: nella scatola c’è tutto… Ci vuole solo un po’ di pazienza! -, è la mia risposta, un po’ scontata.
Ma poi, a ripensarci, mi convinco che, in fondo, tanto scontata non è; e a mente fredda finisco per “rincorrere” un pensiero; uno di quei pensieri che prendono l’abbrivio da soli, all’improvviso, prendendoti per mano, sull’onda di un’intuizione, e giungono a conclusioni inattese, che, talvolta, ti strappano anche un sorriso. O un sospiro di rinnovata certezza…
Nella fragile (e più, o meno “fornita”), “scatola” della nostra vita, forse l’amore non è che questo: un “imprevedibile” puzzle, che dovrebbe restituirci l’immagine della nostra felicità, che, forse, non abbiamo ancora incontrato; puzzle in cui noi siamo chiamati, più o meno consapevolmente, a rivestire proprio il “magico” ruolo delle “tesserine”…
Nelle mani del destino, la nostra “avventura” è avvicinare altre “tesserine” (come noi, perse alla rinfusa nella “scatola”…), nella speranza segreta che, finalmente, possa essere quella “giusta”…: l’unica, proprio quella, la sola possibile…
E non un’altra.
Non lasciamoci ingannare, da quell’ “incastro” mancato…
Azzeccatissimo il paragone
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