C’è una “malattia” del cuore, che non si inquadra nelle canoniche alternanze, scientificamente accertate, di “sistole” ed “extrasistole”; una patologia misteriosa, che resta “muta” anche allo stetoscopio più sensibile, o alle apparecchiature di indagine diagnostica più sofisticate; un malanno, infine, che nessun grafico ECG sarà mai in grado di documentare; che nessuno specialista sarà mai capace di decifrare.

Si tratta di una malattia subdola, insidiosa, il cui “contagio”, di norma, avviene attraverso il “contatto” degli sguardi, a distanza, nei momenti e nelle circostanze più disparati; senza soggiacere alle precise regole di una meticolosa, quanto inutile, profilassi al riguardo…

Il primo “campanello d’allarme”, che deve indurre il soggetto a considerare plausibile l’ipotesi di un possibile “contagio” avvenuto, resta il “pensiero fisso” sul soggetto… contagiante.

Il neo-contagiato, infatti, non riesce a distogliere il proprio pensiero dal “soggetto” ritenuto “responsabile” del contagio, giungendo, finanche, a considerarlo, incredibilmente (ma a ragione, nella maggioranza dei casi, almeno…), come la “cura” stessa ai propri… scompensi cardiaci.

Studi Universitari recenti dimostrano che, questa, sarebbe una “affezioncella” che da sempre accompagna la nostra specie, sino ad essere ritenuta (ed ecco la notizia!), l’unico esempio di “patologia” in grado di agire a salvaguardia del genere umano e non a danno dello stesso…

Paradossi della Scienza?
Ma no, amici miei: semplicemente, “scherzi” di quella piccola cosa che chiamiamo… Amore!