Non si è mai sufficientemente prudenti, quando ci si abbandona ad un’illusione; né mai abbastanza guardinghi: spesso ci ritroviamo persi nelle nebbie di un’illusione, laddove, prima, ci aggiravamo guidati da un sole scintillante, pacifico e sicuro, riferendoci al quale ci pareva scontato (altro aggettivo piuttosto pericoloso…), identificare sulle nostre “carte di navigazione”, per quel viaggio che si chiama “vita”, i nostri punti cardinali.

Strappa all’uomo medio le illusioni di cui vive,
e con lo stesso colpo gli strappi la felicità.
Henrik Ibsen
Sì, perché l’illusione è come un “volo” nei cieli dell’esistenza; un volo che può essere (e quasi sempre lo è, finché dura, almeno), molto piacevole, ma che poi, può giungere ad atterrirci, nel momento forse più delicato di ogni volo che si rispetti: l’atterraggio.

“Prendere terra”, in certi casi, può concretizzarsi come un’esperienza brutale, cruda, traumatica. Ma, nel contempo, anche educativa, irrobustendo le nostre esperienze.
Questo in teoria, almeno, dal momento che chi ama volare, non può fare a meno di snobbare il rischio che ciò, naturalmente, comporta e dopo essersi ripreso da un atterraggio “difficile” è già pronto per un nuovo… “decollo”.

Buon viaggio, allora!