Le neuroscienze affermano che il cervello ragiona per immagini e quindi l’arte si trasforma in uno strumento capace di sbloccare risorse e, liberando la creatività, di guarire, donando benessere psicofisico.

Sin dalla preistoria l’uomo ha sentito il bisogno di comunicare attraverso immagini, di esteriorizzare il proprio mondo interiore.
In seguito gli studi sull’arte di psicoanalisti come Freud, Rank e Sachs hanno gettato le premesse fondamentali per la nascita e lo sviluppo dell’arteterapia, oggi, quest’ultima, è il mezzo di comunicazione maggiormente utilizzato dagli psicotici.

Consiste nella ricerca del benessere psicofisico attraverso l’espressione artistica dei pensieri e dell’emozioni. Essa utilizza le potenzialità, che possiede ogni uomo, di elaborare creativamente tutte quelle sensazioni che non riesce a far emergere con le parole e nei contesti quotidiani. Per mezzo dell’azione creativa l’immagine interna diventa immagine esterna, visibile e condivisibile e comunica all’altro il proprio mondo interiore emotivo e cognitivo.

Osservando un’opera d’arte si può cogliere ciò che il pittore voleva esprimere dipingendo un quadro, ma può essere anche che la nostra esperienza di vita ci porti a vedere in quell’opera un significato che è vero solo per noi. In ogni caso ogni dipinto porta un messaggio e delle informazioni che riguardano il pittore. Questa è l’arte che, senza le parole racconta a colui che passando si ferma ad ammirare, proprio da qui, l’arteterapia parte, dalla capacità che hanno i colori di dire qualcosa a chi osserva. Colori, linee, forme, ombre, luci, vuoti e pieni sono le parole di un alfabeto nuovo; tanto che ognuno, dopo un percorso di arteterapia, osservando la propria opera può dire; “Questo sono io”.