Conoscere i propri limiti significa sapere fino a che punto possiamo “inoltrarci”; capire come superarli, vuol dire farne una risorsa utile alla nostra crescita; subirli passivamente, equivale a chiuderci in un recinto chiuso.

Le convinzioni limitano, il dubbio stimola, la conoscenza rafforza, la consapevolezza illumina.
Detto ZEN
Non è facile ammettere un limite; non lo è per la nostra stessa cultura, che ci porta ad ispirarci a modelli vincenti, dominanti, infallibili, sicuri di sé; capaci di ottenere tutto e subito, puntando dritto alla meta, senza l’ombra di un’indecisione.

Paradossalmente proprio per individui simili, un limite può rivelarsi fatale, un vero e proprio trauma, in grado di bloccare ogni iniziativa successiva, una volta palesatosi.
Questo perché l’orgoglio, spesso, non conduce ad accettare un limite, ma vi si oppone, rinnegandolo, a testa bassa, impedendo, di fatto, di coglierne l’essenza e dunque, rendendolo un drammatico “capolinea”.

Non maledire un fallimento. È il terreno dove cresce l’umiltà.
Yasmine Mogahed
In realtà, invece, l’anima di ogni limite palpita di un prezioso insegnamento.
L’umiltà sa cogliere questo palpito, ponendoci nell’atteggiamento di chi, di fronte a un ostacolo, non ci “sbatta” contro, per abbatterlo, bensì lo aggiri, includendolo, in fondo, nel proprio percorso esistenziale.