L’Essere Umano non si limita a “esistere”: egli “vive”.
Tutto “esiste”: gli alberi, le montagne, gli oceani, gli animali…
Ma “vivere” (al di là di un elementare riscontro squisitamente “biologico”), significa anche maturare un variegato “percorso” di coscienza di sé, in grado di condurre alla piena consapevolezza della differenza tra l’ “essere Uomo” e il resto dell’ “esistente”, appunto.

Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, ecco tutto.
Oscar Wilde
Per giungere a questa consapevolezza, l’Uomo può riferirsi all’aiuto insostituibile di alcune “esperienze/precettori” (amicizia, solidarietà, ecc.), tra le quali, senza ombra di dubbio, ne spicca una, in particolare: l’Amore.

Amare presuppone, infatti, non soltanto la decisa percezione e, diremmo, il “desiderio/bisogno” dell’ “altro”, ma anche (e forse soprattutto), l’apparentemente “scontata” coscienza di sé, del proprio ambito emozionale ed emotivo, che è alla base della consapevolezza di ciò che, in amore, si ha la certezza di “dare” e di ciò che si crede di “ricevere”.
Più l’amore è profondo e più diventa “fragile”
Roberto Pellegrini