“Dai principi si deduce una probabilità, ma il vero o una certezza si ottengono solo dai fatti.”
Nathaniel Hawthorne
La certezza, sosteneva qualcuno, (e ci si può trovare d’accordo, o meno), è la “forza dello stolto”, a significare che solo chi è capace di affrontare le proprie esperienze con baldanzosa superficialità, riesce, imprudentemente, a “corazzare” la propria vita, dando tutto per “scontato”, per “acquisito”, spesso con incauto anticipo e sconsiderato ottimismo.
Una certezza non può scaturire da un’intima sensazione, da una vaga impressione, o da una serena “impostazione” della questione.
Teniamo presente, del resto, che parlare di “certezze” vuol dire dover fare i conti con l’altra faccia della medaglia: la delusione.

Una certezza “tradita” ci getta nello sconforto, mettendo a dura prova la nostra capacità di reagire, ponendoci faccia a faccia con lo sconforto, che, abitualmente, quando colpisce, colpisce “duro”, come molti di noi hanno imparato a proprie spese, purtroppo, sul “ring” della vita.

Prudentemente, sarà opportuno adottare un atteggiamento “di mezzo”, che ci porti a fondare il nostro “giudizio” (e, quindi, ad abbassare la guardia), a fronte di oculate valutazioni oggettive…
Senza “incoraggiarle” troppo… aggiungerei.