È decisamente più facile azzardarne una definizione, piuttosto che indagare sui motivi che spingono a servirsi di essa…
La menzogna (e questa è la definizione), è “un’alterazione o falsificazione verbale della verità, perseguita con piena consapevolezza e determinazione”.

Riguardo alle ragioni che inducono a ricorrervi, come si diceva, il discorso si fa più complicato, assumendo innumerevoli sfaccettature; ma mi pare di poter assumere per “scontato” la circostanza secondo cui a spingerci a ricorrere alla menzogna sia un sicuro “timore” della verità, di “quella” verità che si vorrebbe evitare.

Quindi è probabile che si scelga di “mentire”, proprio per “cavarsi” dai guai; per togliersi dagli impicci, insomma…
Mentire, cioè, si rivela una comoda scorciatoia in grado di allontanare la responsabilità di dover gestire e affrontare una certa situazione.
Menzogna come “fuga” dalla realtà (che non “piace”), allora.

Anche chi si rifugia nell’uso (anzi: nell’abuso), di alcol, ad esempio, mi pare che percorra una sua “via” di fuga dalla realtà, finendo per cadere, a lungo andare, nel “vizio” e, in definitiva, nella “dipendenza”, se non da una “sostanza”, certamente da un “comportamento”.
Il parallelismo non appaia eccessivo: chi inizi a fare uso della “bugia”, ottenendone, da subito, un innegabile “sollievo”, finisce inevitabilmente per preferire questa condotta “deviata”, trasformandosi, quindi, in un individuo “affetto” da dipendenza dalla… menzogna.